venerdì 27 dicembre 2019

Mindset. Cambiare forma mentis per raggiungere il successo



Dal workshop “Mindset” di Carol Dweck, a cura di Emilia Filosa

Intelligenti si nasce o si diventa? Da questa domanda ha preso l’avvio il workshop sul Mindset. Cambiare forma mentis per raggiungere il successo tenutosi mercoledì 26 Giugno, a Roma. Obiettivo: facilitare la consapevolezza dei propri punti di forza e debolezza e individuare i passi per sviluppare un mindset dinamico.



“Penso che l’intelligenza sia qualcosa per cui ci si deve impegnare…non ti è stata semplicemente regalata… la maggior parte dei bambini, se non si sentono sicuri della risposta, non alzano la mano per rispondere alla domanda. Io invece, di solito, alzo la mano comunque, perché se mi sbaglio, il mio errore verrà corretto. Oppure alzo la mano e chiedo: Come si potrebbe risolvere?, o magari Io non ci riesco. Mi potete aiutare? E facendo semplicemente questo sto già accrescendo la mia intelligenza”. (pag. 29)

Queste parole, pronunciate durante uno studio condotto dalla Dweck (1) da una bambina di 7 anni, racchiudono due concetti importanti:

  • nessuno è “nato imparato”: sbagliare e chiedere aiuto rappresenta un’opportunità per migliorarsi;
  • intelligenti si diventa, giorno dopo giorno, impegnandosi costantemente.


Spesso il senso comune e la cultura dominante considerano il talento come qualcosa di innato ed il potenziale come qualcosa che si forma e si consolida nei primi anni della nostra vita.
Le nuove ricerche nel campo neuro-scientifico mettono sempre più in discussione queste convinzioni.
Fino a qualche decennio fa, infatti, si credeva che a un certo punto il cervello umano arrestasse il suo sviluppo. Poi grazie agli studi di alcuni pionieri come Michael Merzenich, è stato scoperto che il cervello continua a crescere e modificarsi anche in età adulta, per il fenomeno chiamato plasticità cerebrale.
Il cervello si rafforza quando lo usiamo e se lo stimoliamo correttamente al suo interno si creano nuove connessioni.
Quindi la difficoltà che proviamo nell’imparare qualcosa di nuovo è un segnale che si stanno formando nuove sinapsi nel cervello, che diventa man mano più forte e intelligente.

Al di là del nostro DNA e delle nostre predisposizioni individuali, come sostiene la Dweck, uno degli aspetti meglio predittivi del nostro successo è la nostra forma mentis, perché attraverso di essa possiamo riuscire a influire in modo significativo sulle nostre capacità attuali e future.
Il mindset può essere definito come l’attitudine mentale, la forma mentis attraverso cui filtriamo la realtà.
E’ l’insieme delle nostre convinzioni interiori, dei modi in cui pensiamo e di conseguenza agiamo nel mondo.

Le qualità, le attitudini di base e la forma mentis con cui vediamo noi stessi e il mondo non sono pertanto da considerarsi come elementi ereditari e immutabili, ma possono essere modificati con il tempo e l’impegno.
Sempre più evidenze confermano che il nostro sviluppo e le modalità per realizzare al meglio il nostro potenziale sono frutto di una “pratica deliberata” (2) e che quindi la nostra crescita non si interrompe, ma continua nel tempo.
La pratica deliberata è un termine coniato dallo psicologo K. Anders Ericsson per sottolineare la qualità della pratica, piuttosto che la quantità. Secondo gli studi del Dott. Ericsson a differenziare i veri fuoriclasse non è la quantità di volte in cui è stata ripetuta una determinata attività, ma piuttosto il modo in cui è stato realizzato ogni singolo allenamento.
La pratica deliberata prevede che ci mettiamo in gioco ad ogni allenamento, sfidando continuamente i nostri limiti. Questo significa innanzitutto conoscere i propri limiti e superarli con determinazione e forza di volontà.

Mindset statico vs mindset dinamico

  • Sono fatto così e non posso farci nulla….
  • Non sono capace di… e non lo sarò mai!
  • Non sono portato per la matematica/il disegno….
  • Sono una persona impulsiva/introversa….

Affermazioni comuni e ricorrenti di chi ha una forma mentis statica che evidenziano una visione del talento e delle abilità immutabile e credenze fortemente limitanti su se stessi e sulla vita. Chi ha un mindset statico vede e vive il fallimento come una conferma della propria incapacità e per questo spesso sfugge le difficoltà ed evita il cambiamento.
C’è un continuo bisogno di sentirsi riconosciuti e approvati e questo porta la persona con mindset statico a rimanere al sicuro nella propria zona di comfort piuttosto che rischiare di apparire inadeguato mettendosi in gioco pienamente.
Al contrario, colui che ha un mindset dinamico vive la sfida come un’occasione per crescere e migliorarsi; il fallimento come un’opportunità di imparare  e apprendere nuove cose e questo approccio lo porta a sviluppare la forza di volontà e la resilienza. 
L’affermazione ricorrente della persona con mindset dinamico è: “NON sono ANCORA bravo in disegno, ma impegnandomi posso migliorare”

I quattro step per sviluppare un mindset dinamico
Ognuno di noi presenta entrambi i tipi di mindset, per rafforzare e sviluppare il mindset dinamico la Dweck sottolinea l’importanza di compiere un percorso interiore che implica:

  1. accogliere la staticità della propria forma mentis
  2. assumere la consapevolezza dei meccanismi che attivano il proprio mindset statico. 
  3. dare un nome al proprio io statico. 
  4. istruirlo e invitarlo ad accompagnarci nel nostro viaggio verso la dinamicità. 

Perché il mindset dinamico continui a dare i suoi frutti è importante continuare a stabilire nuovi obiettivi di crescita.


Emilia Filosa. Psicologa/Psicoterapeuta, Consulente per l’Orientamento e Formatrice. Si occupa di orientamento narrativo e bilancio di competenze, comunicazione efficace, apprendimento esperienziale e dinamiche di gruppo.


1) Dweck C (2016) “Mindset. Cambiare forma mentis per raggiungere il successo” Franco Angeli, Milano
2) Duckworth A. (2017) “Grinta. Il potere della passione e della perseveranza” Giunti Edirore, Firenze

Foto di Miguel Bruna per Unsplash

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