lunedì 9 ottobre 2017

Appunti dal Workshop "NO .PPT" | Roma | 16/09/2017

Il 16 settembre scorso, c/o l’ Aula 1, Polo Universitario, Università Roma Tre – Via Principe Amedeo, Roma si è svolto il workshop dal titolo NO .PPT. Essere formatori efficaci andando oltre le slide.

Il workshop è stato una rielaborazione di una nostra precedente idea di qualche anno fa e su cui abbiamo già fatto un evento (nel 2012), sempre organizzato da AIF Lazio. Quest’anno, tuttavia, non è stata una semplice “riproposizione” dell’evento passato, ma il frutto di una ri-progettazione, fatta proprio per questa occasione.

Infatti, abbiamo ripreso i quattro "NO" precedenti e li abbiamo modificati ed integrati sulla base di nuove idee ed approfondimenti che ci hanno portato agli attuali quattro "NO":
1) NO Contenuti;
2) NO Format;
3) NO Austerità;
4) NO A una via.


NO Contenuti
Questo rappresenta un grande SI' al più grande degli insegnamenti che un esperto di apprendimento può favorire: il significato delle cose sta nella cornice in cui le mettiamo. Citando in modo più o meno accurato Aldous Huxley, l'esperienza non è ciò che ci accade ma il senso che diamo a questa esperienza. Troppo spesso nelle aule di formazione si trasferiscono contenuti come se gli stessi avessero un unico senso, una sola possibiltà di interpretazione, un solo linguaggio, etc. 
Nella sezione "NO contenuti" abbiamo parlato proprio di questo, utilizzando come strumento di ragionamento quattro "cornici" di apprendimento: il contesto, la triade P S F (pensare, sentire e fare), la metafora e la visione di chi apprende (una visione di un soggetto attivo e non passivo, da sviluppare e non da riempire di contenuti). Le quattro cornici sono state la nostra suggestione per ragionare insieme di quanto sia decisivo l'effetto della cornice sul quadro, sul contenuto.  

NO Format
In questa sezione, nella quale si è parlato di presentazioni, abbiamo voluto puntare l’attenzione sulla tendenza, nelle presentazioni, a ragionare secondo dei “format” di standardizzazione dei contenuti, che prevedono, generalmente un kit di slide talvolta anche in formato solo testo. 
Per parlare di questo argomento, siamo partiti proprio da una “cattiva pratica” piuttosto usuale, ossia quella di presentare delle slide piene di testo faticose da seguire e risultanti piuttosto “alienanti” per i partecipanti che spesso dimostrano la scarsa capacità (o semplicemente volontà) di progettazione del relatore, oltre che il miglior modo per perdere l’attenzione dell’uditorio. 
E per riflettere su questo, siamo partiti dagli studi di Edgar Dale (1969), che hanno messo in evidenza che la nostra memoria è influenzata dalle esperienze e più queste sono collegate ai nostri sensi ed alle nostre emozioni e meglio le ricorderemo. Da ciò il pedagogista americano ha tratto quella che è diventata la sua nota “piramide dell’apprendimento”
Dale ritiene che la piramide rappresenti una metafora visuale delle esperienze di apprendimento, nella quale le diverse tipologie di materiali audio-visivi sono posizionate, nella sequenza, in relazione al grado di astrazione che deriva dall’esperienza diretta. Successivamente, alcuni autori hanno anche ipotizzato che al modello di Dale potessero essere associate anche percentuali riguardo la “durata del ricordo”, secondo l’immagine che riportiamo a lato.

NO Austerità
Questo rappresenta un NO a tutto quello che è seriosità, quindi un SI' all'ironia, al sorriso e, perché no, alla risata. 
Dozzine di ricerche ci dicono quanto l'essere umano sta bene quando ride, il buon umore è letteralmente la produzione di "umori", sostanze "buone", come le endorfine. Quando ridiamo stiamo bene, si abbassano i "cattivi umori", gli ormoni dello stress e tante altre situazioni positive si attivano nella nostra chimica interna. 
Richard Bandler, co creatore della PNL viene spesso citato per la frase "Nel momento in cui iniziamo a ridere dei nostri problemi, stiamo cambiando chimicamente"Abbiamo trattato questo argomento condividendo l'uso didattico di alcune vignette umoristiche. E dunque Andy Capp può insegnare management? Heatcliff (Isidoro) può aiutare a veicolare comportamenti corretti? Forse si, si può favorire l'apprendimento anche con un sorriso...

No A una via

Il punto di partenza di questa sezione è stata la considerazione che la formazione “verticale” nell’epoca di oggi ha veramente fatto il suo tempo. Poteva essere funzionale quando le persone al lavoro avevano mansioni ben precise, con operazioni da fare molto codificate, quasi sequenziali. Oggi nel lavoro non esistono più mansioni ma obiettivi da raggiungere per i quali necessariamente entrano in gioco pesantemente le qualità e le capacità delle singole persone. La formazione, pertanto, ha bisogno di essere “a due vie”, di essere il momento di laboratorio dove chi forma è il “regista” di una costruzione che si fa insieme. 
A proposito di “regia”, questa sezione del seminario è stata la “meno Powerpoint” di tutte. Infatti, per trattare questo argomento, abbiamo fatto ricorso ad alcune scene del film dal titolo L’amore ha due facce

Il film parla del rapporto di iniziale amicizia e poi di amore tra i due protagonisti, due insegnanti dello stesso college (lui/Jeff Bridges, docente di matematica, e lei/Barbra Streisand, insegnante di psicologia). 
I due hanno una visione della vita profondamente diversa e con essa, anche due stili di insegnamento molto diversi, praticamente agli antipodi. Per questo motivo, il film offre tantissimi spunti di riflessione sulle modalità più o meno efficaci di presentazione e, nella trattazione, ho estrapolato alcune scene che mostrano i due personaggi “in azione” durante il loro lavoro in aula.
In particolare, ho lavorato su due scene del film. La prima (quella iniziale del film) mostra una lezione del personaggio interpretato da Jeff Bridges, il quale ha uno stile monotono, troppo tecnico, infarcito da citazioni dotte ma con decisamente poco appeal per gli studenti. Infatti, egli parla unicamente a sè stesso e trasmette distacco e disinteresse nei loro confronti, rimanendo peraltro sempre dietro la cattedra. La seconda, mostra una lezione del personaggio interpretato da Barbra Streisand, che ha uno stile completamente diverso. Infatti lei riesce a coinvolgere i partecipanti, fa parte del gruppo (chiamando per nome gli studenti e camminando in mezzo a loro mentre parla) e si mette in gioco, raccontando un aneddoto tratto dalla sua vita (il matrimonio della sorella) per introdurre l’argomento della lezione. 
Inoltre, lavora sapientemente sull’auto-ironia, riuscendo a trasmettere una grande “passione”. Al termine della proiezione abbiamo svolto il debriefing, nel quale, insieme ai partecipanti, abbiamo lavorato soprattutto sulle differenze tra i due stili per mettere in evidenza l’efficacia dello stile di lei e gli errori dello stile di lui.

Conclusioni
Attraverso il seminario abbiamo voluto proporre ai partecipanti un percorso, composto da una serie di specifici momenti di riflessione su alcune linee-guida per rendere efficace la formazione. Tra tutte le direttrici possibili abbiamo scelto quelle che ci sembravano, almeno in questo primo approccio, le più “urgenti”: non limitarsi ai soli contenuti - per evidenziare la centralità delle persone che apprendono; evitare l’utilizzo di format - per dare spazio alla personalizzazione ed alla contestualizzazione; evitare l'austerità - per dare risalto a un approccio formativo strutturato e strategico, che come obiettivo ha quello di favorire l’apprendimento, seppure in maniera informale; infine, evitare presentazioni “a una via” - per focalizzare l’attenzione sull’importanza del coinvolgimento delle persone, soggetti “attivi” e non “passivi” dell’apprendimento. 

Michele Cardone e Stefano Cera

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