di Daniele Mattoni
Le due presentazioni del libro "Le dieci vie alla felicità. Da Socrate al Dalai Lama e oltre", organizzate insieme ad AIF a
Roma e Latina, sono stati momenti di confronto molto stimolante e partecipato,
con un coinvolgimento attivo delle persone presenti (circa una quindicina per ciascuna
presentazione). Lo stile delle presentazioni ha rispecchiato quello del libro:
brevi esposizioni e molti stimoli all'esplorazione e alla scoperta, sotto forma
di domande potenti, aneddoti, story telling.
All'inizio di ogni presentazione
ho guidato i partecipanti in un breve momento di ascolto corporeo, stimolandoli
a creare una "metafora" (un'immagine, una frase ecc..) che
raccontasse qualcosa della propria felicità. Dalla diversità delle metafore
create emergeva già chiaramente come la felicità sia una condizione del tutto
soggettiva: che ognuno di noi connota di significati, sensazioni e valori
diversi. Ma allo stesso tempo che tutti ricerchiamo.
Pertanto un libro sulla felicità
non può che essere un libro di ricerca, e di "stimolo" alla
ricerca. Non ci possono essere
"ricette", ma stimoli all'autoconsapevolezza sì, e anche domande (e
infatti il libro ne contiene molte): domande inedite, che difficilmente ci
facciamo. Molto prezioso è anche il pensiero dei grandi filosofi e dei grandi
saggi, che invitano a considerare, oltre alla felicità legata a conseguimenti
esterni (al soddisfacimento di un bisogno e al piacere), anche una felicità più
interna (dal greco eudaimonia) legata a un percorso di perfezionamento
interiore, al proprio rapporto con il mondo e al soddisfacimento dei propri
valori.
E di domande in queste due
presentazione ne sono emerse molte, sia da parte mia - rivolte al pubblico -
sia da parte del pubblico, sia da parte dei validissimi correlatori che ho
avuto il privilegio di avere al mio fianco: Vittorio Balbi - in entrambe le
presentazioni -, Beatrice Lomaglio a Roma e Stefania Picchioni a Latina, che
hanno contribuito a rendere vivaci e dinamiche le presentazioni. In entrambe le presentazioni non ci siamo
preparati nulla ma condividevamo l'intenzione di creare dei momenti
significativi di confronto e di apprendimento. E così è stato. Il pensiero dei grandi filosofi e maestri
spirituali è stato un valore aggiunto non programmato: erano le stesse domande
o interventi a darmi modo di esporre alcuni principi espressi dai grandi saggi:
alcune delle "vie" riportate nel libro, che ognuno è libero di
esplorare come meglio crede. O anche di riportare i risultati di alcune
ricerche sociologiche sui fattori che influiscono sulla felicità umana.
Altro momento molto interessante
è stato quello in cui ci siamo interrogati sul modo in cui la nostra
"capacità" di essere felici si è modificata nel tempo: è aumentata, è
diminuita o è rimasta invariata? In
entrambi i gruppi, circa l'80% delle persone presenti ha dichiarato che la
propria capacità di essere felici si è accresciuta rispetto a quindici anni fa,
per circa il 10% delle persone è rimasta invariata e per circa il 10% è
diminuita. Interessante poi comprendere
meglio le differenze tra le varie posizioni espresse. E rendersi conto che la capacità di essere
felici - come qualsiasi altra capacità - può essere appresa e migliorata. Questa
condivisione ci ha permesso di individuare alcune competenze e attitudini che
favoriscono la felicità (il ben stare al mondo) e che possono - appunto -
essere frutto di apprendimento: autoconsapevolezza, coraggio, empatia, autodisciplina,
autodiscernimento, apertura al cambiamento, saper convivere con l'incertezza,
connessione con sé stessi e con le proprie emozioni, riconoscere i propri
valori, gratitudine, proattività, progettualità, attenzione selettiva...
E il coaching e la formazione in
che modo possono favorire questo processo? Io direi che una chiara risposta sia
venuta non solo dal libro (che adotta lo stile maieutico e pragmatico del
Coaching), ma anche dagli aspetti che sono emersi in queste due presentazioni, e
dal contributo offerto dai correlatori (che come me sono sia Coach che
Formatori) e infine dagli interventi del pubblico stesso. Grazie a tutti.